I NOSTRI VINI
I.G.T.
D.O.C.
CANTINE COLACINO
Contamin-Azione tra tradizione e innovazione, fonte di intreccio tra l’arte del vino e l’arte del cibo nel segno di un linguaggio culturale plurimo di reciproco e generoso abbandono, fatto di accosta-menti di sapori, odori, aromi e colori atti a raccontare quel bisogno intimo dell’Uomo di dare sostanza e forma, sentimenti ed emozioni, stati d’animo e sensazioni olfattive, chemestetiche e tattili, fondamentali di ogni significazione sensoriale, per nutrire mente, Körper e anima. Incontri di condivisione tra la produzione vinicola Colacino Wines dei fratelli Mauro e Maria Teresa, prosecutori della passione del padre, il dott. Vittorio Colacino e l’amore per la gastronomia calabrese che chef e imprenditori d’eccezione hanno portato nel mondo. D’altronde, come scrive Benedetto Croce: “Il legame sentimentale con il passato […] assai ingentilisce gli animi”. Un binomio che nasce dalla trama vitale tra passato, presente e futuro in cui la produzione dei vigneti Colacino, ubicati tra il fiume Savuto, “Ocinarus”, e le falde dell’ “ingente Sila” come la definisce Virgilio nel XII° libro dell’Eneide, crea legami con il buon cibo che parte da quella Calabria che gli antichi greci denominavano “Enotria Tellus”, la Terra del Vino, ma anche “Kalon-brion”, con il significato di “faccio sorgere il bene, abbondante d’ogni bene” in riferimento alla fertilità del suo territorio. Ed è proprio da questo territorio che imprenditorialità e storia si incontrano e si intrecciano aprendosi ad un panorama di collaborazioni che sanno di antico e nuovo allo stesso tempo. La filiera produttiva vinicola Colacino Wines, attraverso un lavoro di animo e menti intrise di cuore e di impegno costante, conduce i sensi del gusto a riscoprire originari sapori, profumi intensi e decisi di frutta matura del Sud. L’ambiente unico e i vitigni autoctoni, la cui coltivazione e raccolta delle uve sono eseguite ancora quasi esclusivamente a mano, conferiscono peculiarità e carattere distintivo. E allora si immagini una Calabria antica e contemporanea insieme trasferita nella scena iniziale del Simposio del Convivio di Platone: un incontro enogastronomico che racconta di popoli antichi, quali Aschenazi, Ausoni, Enotri, Lucani, Bruzi, Greci e Romani, Bizantini e Normanni, Angioini e Aragonesi seduti con popoli cosmopoliti attorno ad una tavola imbandita, portatrice di percezioni, sensazioni, di ricerca di un ingrediente e di un vino di qualità. Un immaginario che diviene realtà di Calabria in loco, in Europa e oltreoceano e che è anche la grande metafora del nutrimento umano, viatico del concetto del “prendersi cura” tra integr-azioni, speriment-azioni, aperture all’arte culinaria di culture altre per giungere ad una mescolanza e azione contaminata di sapere del Sud del Meridione. In questo spazio, vino e cibo rappresentano libri di memoria identitaria di un patrimonio, quello calabrese, che traduce senso di appartenenza e conoscenza per “un compenso spirituale e sublime”, riportando le sagge e appassionate parole del dott. Vittorio Colacino omaggiate dallo scrittore Mario Soldati nel celebre libro “Vino al Vino. Alla ricerca dei vini genuini”. Marilù Pallone